Alfonso Vinci. Finalista al premio Strega con Samatari. Alpinista, geologo, filosofo ed esploratore, nel 1946 lasciò l’Italia per scalare le Ande e si inoltrò nelle foreste della Guayana dove scoprì uno dei più grandi giacimenti di diamanti del Sud America.
Alfonso Vinci (Dazio, 1915 – Roma, 1992), alpinista, geologo, filosofo ed esploratore. Dopo aver aperto nuove vie sulle pareti delle Alpi, fu richiamato in guerra e divenne in seguito comandante partigiano in Valtellina. Nel 1946 lasciò l’Italia per scalare le Ande, si inoltrò nelle foreste della Guayana dove scoprì uno dei più grandi giacimenti di diamanti del Sud America e scalò per primo la parete Nord del Picco Bolivar, divenendo, suo malgrado, un personaggio leggendario. Una cattedra di Geologia all’Università di Mérida gli permise di stabilirsi in Venezuela e di effettuare il primo concatenamento delle cime della Cordigliera Andina. La passione scientifica e lo spirito libero ed avventuroso lo spinsero a vivere tra le più isolate tribù amazzoniche, compiendo intorno alla metà degli anni cinquanta studi etnografici ancora oggi attuali. Per questo è considerato uno dei massimi esploratori italiani. Scrittore prolifico e originale, fu finalista al premio Strega con Samatari. Diamanti, Cordigliera, Occhio di Perla, Orogenesi, Lettere Tropicali, L’acqua la danza e la cenere, L’altopiano del rum, sono le altre sue opere, apprezzate dalla critica e da un vasto pubblico.
Due spedizioni nel cuore della giungla venezuelana-guaianese. La scoperta del popolo degli indios, gli Yanomani e i Samatari, sconosciuti a molti. Il contatto con questo popolo, in una storia autobiografica tra prigionia e divinazione.
Dopo incredibili avventure in Sud America, Alfonso Vinci corona il suo sogno di conquistare le Ande, scalando l’inviolata parete nord del Pico Bolivar. Il racconto a tutto tondo di un’esperienza emozionante.