Intervista a Ulrike Raiser
Benvenuti. Siamo digitalmente qui in compagnia di Ulrike Raiser, autrice per Alpine Studio Editore di Sola in Alaska e più recentemente di Deviazioni. Storie e luoghi dal mondo. Un libro, quest’ultimo, che raccoglie l’intimo spirito e il desiderio di vivere l’Altro della sua scrittrice nel passaggio attraverso i numerosi paesi visitati: nel corso di un decennio, e di molteplici cambi di rotta nel segno dell’elasticità del viaggio, Ulrike ha girato il mondo, passando dalla Turchia al Marocco, dalla Cina al Mozambico, dall’India al Perù – giusto per citare qualche esempio.
Finalista con questa opera alla VII Edizione del Premio Internazionale di Letteratura Città di Como, risponderà oggi a qualche domanda e curiosità.
D: Ciao Ulrike! Grazie per questa intervista. Prima di tutto: l’esperienza di viaggio che trapela dalla lettura delle tue pagine è molto intima e personale. Il mondo è vasto, e noi a confronto siamo piccole valigie di ricordi. Cosa porti nel bagaglio dell’anima al ritorno in patria?
Ogni viaggio che faccio è molto arricchente: torno a casa più consapevole di quello che è il mondo, nel bene e nel male, e anche di quella che è la mia fortuna. Torno piena di vita e più serena, perché viaggiare per me è il modo migliore per trovare il proprio equilibrio interiore, e torno piena di storie raccolte che ritengo debbano essere conosciute.
D: La letteratura di viaggio si è sempre prefissa non solo di descrivere i luoghi della visita, ma anche di narrarne la storia filtrandola dal personalissimo punto di vista dello scrittore, rendendo così unici certi grandi libri come Il Milione di Marco Polo e Rustichello da Pisa. Come si riuniscono e si trasmettono le esperienza fisiche, concrete, che hai vissuto in prima persona, nelle pagine di un libro?
Mentre sono in viaggio scrivo sempre molto, e spesso lo faccio di getto, proprio perché non mi sfugga nessuna delle emozioni vissute. Ecco come nascono le pagine dei miei libri: sono impressioni di viaggio, sensazioni semplicemente tradotte in parole.
D: Di mestiere, oltre che la viaggiatrice, fai l’insegnante. I tuoi studenti, come racconti nelle prime pagine del volume, sono oggi da te abituati a usare non tanto il libro quanto la fantasia: come educhi alla curiosità per l’esplorazione e il naturale desiderio di conoscere l’Altro?
Fare amare la geografia oggi è una bella sfida che credo vada accolta da tutti gli insegnanti. I libri scolastici, purtroppo, tendono ancora al nozionismo (e non c’è modo peggiore per far odiare questa materia). A me non interessa che i miei alunni imparino a memoria noiosi e inutili elenchi di luoghi, ma voglio che conoscano davvero il mondo, che io racconto partendo spesso da quelli che sono stati i miei viaggi, e cercando di portarli verso una geografia delle emozioni, più che delle nozioni.
D: Nella conclusione del volume ricordi anche chi non viaggia seguendo la propria volontà, ma la necessità, spinto dalle difficoltà non soltanto economiche del proprio paese d’origine. Hai vissuto sulla tua pelle l’esperienza e il racconto di chi, disperato, fugge? Ti sei mai sentita in fuga dall’Italia?
Fortunatamente non sono mai dovuta scappare, anche se ho sentito la necessità di lasciare la mia regione di origine per trasferirmi altrove, ma mi colpiscono sempre le storie di coloro che hanno dovuto farlo e che me l’hanno raccontato. Chi è obbligato a lasciare il proprio paese ha una tenacia pazzesca e prova un amore verso le proprie radici che per me è molto difficile da capire. Io non mi sono mai sentita in fuga dall’Italia ma, in alcuni momenti della vita, ho provato il desiderio di andarmene perché, pur trovandosi nella parte fortunata del mondo, questo paese non è sempre facile da vivere. Chissà, magari prima o poi...
D: La quarantena dei mesi primaverili e la nuova ondata autunnale del virus Covid-19 ci hanno costretto a riconsiderare lo spazio in cui ci muoviamo, impedendoci per prevenzione a partire fisicamente verso le mete desiderate. Che risposta e che sollievo può dare la letteratura a questa mancanza?
Questi mesi sono stati e sono davvero difficili per noi viaggiatori; è come se ci sentissimo senza meta, proprio noi che non facciamo che pensare a dove andare! I libri sono quindi l’unica porta per ora permessa verso l’altrove; aiutano a portare lontano la mente, a sognare e a immaginare posti che presto, mi auguro, torneremo a poter visitare.
Grazie per le tue risposte e il tempo che ci hai dedicato. Auguri per la finale del Premio, la cui proclamazione è stata rinviata a un probabile appuntamento primaverile nel 2021.
Grazie a voi e… incrociamo le dita!