Presidente, la mia è una famiglia

 

     
ISBN   978-88-96822-77-7
Titolo

 
Presidente, la mia è una famiglia
 

Autore   Rosaria Iardino

Anno   Ottobre 2014
Pagine   192
Formato   13,7 x 20,5 cm
 
Prezzo   14,00 €

 



















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Presidente, la mia è una famiglia!, primo libro di Rosaria Iardino, consigliere comunale a Milano per il partito democratico, esperta di diritti civili e politiche socio-sanitarie e da due anni mamma di Anita.
La storia di una donna, della sua volontà di sposarsi, di costruire una famiglia e degli ostacoli che quotidianamente deve superare in quanto omosessuale. Ostacoli che lungi dall’essere d’interesse di pochi riguardano oggi nel nostro paese migliaia di nuclei familiari, che esistono ma non godono di alcun riconoscimento.
Il libro parte dall’esperienza personale per arrivare ad affrontare uno dei temi più caldi del dibattito contemporaneo: le famiglie omogenitoriali sono davvero delle famiglie?
“Non agli occhi dello stato” afferma l’autrice “oggi in Italia migliaia di cittadini e nuclei familiari non hanno alcun riconoscimento: in ospedale i genitori non biologici non hanno alcun titolo per decidere per i figli; alla scuola dell’infanzia, la prima maestra poco tollerante, potrebbe mettersi di traverso e non lasciarli uscire in loro compagnia alla fine della giornata!”
Presidente, la mia è una famiglia! lancia un appello al Presidente del Consiglio Matteo Renzi.

“A costituire le famiglie omogenitoriali sono persone. Esattamente come quelle che si incontrano al su­permercato, dal dottore, negli uffici. Hanno due gambe, due braccia, due mani, due occhi. Parlano come tutti, ridono come tutti, soffrono come tutti. Studiano, lavorano, si arrabbiano, litigano, vanno in vacanza, si ammalano. Si sposano e hanno figli. Ah no, certo che no, che sciocca! Non è vero che si sposano e hanno figli, almeno non in Italia. Allora forse è vero che le famiglie omogenitoriali sono un po’ diverse, altrimenti potrebbero contrarre matrimonio e pensare di avere dei figli senza bisogno di ricorrere a trasferte costose e emotivamente faticose. Penso a Paesi dove tutto ciò è possibile, come la Germania, e mi dico che è una nazione non troppo lontana, ma per certi versi irraggiungibile.”